Dopo la grande fortuna della serie 36, iniziata nel 1955 con il 36 e culminata dopo 7 modelli con il G36, che raggiunge un grande successo ed una diffusione mondiale, ReVox nella seconda metà degli anni ’60 si ritrova a dovere rispondere a richieste sempre più pressanti dal punto di vista tecnico. Sebbene il G36 sia un apparecchio eccellente, incomincia ad evidenziare i limiti di un progetto che nonostante pesanti aggiornamenti ed indubbie migliorie di fatto mantiene la filosofia iniziale del 1955 pressoché immutata. Ed in questo momento di apparente stasi, quasi pericolosa (i concorrenti, non stavano di certo a guardare, e gli asiatici incominciavano a dire la loro), ecco un vero colpo di fulmine: nella primavera/estate del 1967 viene presentato il nuovo registratore a bobine che avrà il pesante compito di sostituire i gloriosi serie 36: L’A 77.

Ed in un colpo solo, come già fu quando uscì il 36, l’impatto con il pubblico fu tremendo. Come successe 12 anni prima, ReVox con il nuovo modello si proiettò in avanti di molti anni rispetto a tutto quanto esisteva in quel momento sul mercato: • telaio in fusione di metallo leggero • gruppo testine su struttura rigida pressofusa • pilotaggio ed utilizzo del nuovo motore del capstan inedito ed affidabilissimo • progettazione elettronica a moduli estraibili comodissima nell’uso professionale • circuitazione completamente transistorizzata • prestazioni sonore e strumentali allo stato dell’arte, che demolivano impietosamente tutto quanto c’era sul mercato. Basta leggere qualche rivista dell’epoca per capire lo stupore e l’emozione che suscitò l’impatto improvviso di un prodotto di queste caratteristiche. Il progetto dell’A77, pietra miliare della storia della registrazione magnetica, e probabilmente il registratore più importante della storia dell’audio (nonché uno dei più ben suonanti), si deve alla genialità dell’ingegner Guido Besimo e del suo Staff, tra cui l’ing. Zwicki, raffinatissimo progettista elettronico e detentore di numerosissimi brevetti. Guido Besimo entrò in ReVox alla fine degli anni ’50, presiedendo personalmente al progetto del primo registratore stereo ReVox, il D36. La cosa più sorprendente è la svolta tecnica pressochè totale tra l’A77 e la Serie 36. Di comune conservano solo la filosofia senza compromessi dei 3 motori in presa diretta, senza l’uso di cinghie, o rimandi vari, cavallo di battaglia assoluto di casa Studer / ReVox. L’A 77 sarà un successo mondiale, prodotto in due sedi, a Regensdorf (Svizzera) e a Löffingen (Germania) in quasi mezzo milione di unità, per 10 anni, fino alla fine del 1977. Il suo impiego sarà estesissimo, verrà utilizzato diffusamente nel professionale, nel privato e nelle situazioni e necessità più disparate, originando innumerevoli versioni e personalizzazioni e dando prova di un’affidabilità praticamente assoluta e di una qualità senza compromessi. Veniva chiamato dai professionisti dell’audio “der Panzer”, il carro armato. Con l’A77 vennero registrati diversi album di artisti primari, e le foto dell’epoca lo vedono ritratto ovunque, nello studio privato di Lucio Battisti piuttosto che sulla copertina di Ummagumma dei Pink Floyd. Un mito. Passiamo ora ad analizzare nel dettaglio le varie versioni che si susseguiranno nel corso degli anni: Vagando sul web si trovano molte informazioni sulle versioni degli A77, quindi non starò a ripetere quanto già schematizzato in maniera esemplare da Ulrich Theimann, ma mi limiterò a fare notare alcuni dettagli aggiuntivi e ad aggiungere alcune informazioni non presenti su altre fonti. Nota: i registratori con un numero di telaio iniziante con la lettera S erano prodotti a Regensdorf (Svizzera), quelli con la G a Loeffingen (Germania).